di Livio Valvano
Avvertiamo la crisi, la respiriamo nel microclima urbano che viviamo, anche se i media ci dicono che il deficit del bilancio dello Stato nel 2024 ha subìto la riduzione più marcata dopo quella del 1946. Ma allora dovremmo gioire, sentirci felicemente partecipi di una comunità che si è finalmente rimessa in carreggiata, che ha una prospettiva. Ma non succede. Sarà per le drammatiche ed esasperanti vicissitudini dei conflitti bellici, che ci impediscono di declinare pensieri al futuro. Sarà per i tatticismi politici dei partiti come la Lega di Salvini, che non sprecano neanche uno dei drammi che l’umanità soffre, per perimetrare posizioni elettoralistiche, confinate nel ripetitivo schema concettuale del nazionalismo xenofobo. Ci mette del suo il dinamicissimo presidente americano, che ci sta facendo vivere una emozionante serie televisiva. Una sceneggiatura iniziata con la fine del suo precedente mandato, proseguita con le successive vicissitudini giudiziarie, poi lo spettacolare attentato durante la campagna elettorale, stranamente sottratto ai riflettori della cronaca mondiale. Continua ad esserci un comune denominatore, difficile da individuare. Una formula matematica, chimica, un’ipnosi collettiva che ci aiuta a vivere tutto in superficie. Viviamo con massima leggerezza qualunque cosa. La metafora di Matrix che si concretizza, grazie all’abilità di prestigiatori del consenso capaci di condurci dalla consapevole e onerosa condizione di cittadino alla più leggera, superficiale ed appagante esperienza del consumatore. Da cittadino a consumatore. Così ci godiamo un Salvini che consuma la nutella o la pizza dinanzi ad un teleschermo. Lo sentiamo a noi vicino. E così non contestiamo al suo Ministro dell’Economia, Giorgetti, che la riduzione del deficit del bilancio pubblico, la più consistente dopo il 1946, è dovuta al forte aumento delle entrate fiscali di circa 51 miliardi di euro e al contenimento della spesa per i servizi pubblici, sanità compresa. Non gli contestiamo l’aumento della pressione fiscale, salita dal 41,4% al 42,6% rispetto al Pil. Si, proprio così, dopo due anni di Governo Meloni, la destra ha fatto salire la pressione fiscale in Italia, senza ricambiare con un aumento della spesa per i servizi pubblici, anzi, sono proprio i servizi pubblici, a partire dalla sanità, la principale fonte di insoddisfazione degli italiani e di gioia per il Ministro Giorgetti. Sofferenze e gioie in conflitto, gli elementi propedeutici alla formazione di una nuova energia politica necessaria per il risveglio della coscienza collettiva. Prepariamoci.