Per la vera pace: la lezione di Craxi

di Nautilus

Si può e si deve essere sempre per la pace ma se da Est qualcuno si presenta in modo minaccioso, c’è una sola risposta possibile: difendersi anche con le armi. Lo fece capire una volta per tutte Bettino Craxi. Alla fine degli anni Settanta, l’Urss di Breznev installa nuovi missili a testata nucleare, con una gittata di 5500 chilometri, gli Ss 20, tutti diretti verso l’Europa e da lì nasce l’idea di rispondere in chiave difensiva con quelli che saranno poi chiamati euromissili. A quel punto il popolo pacifista insorge. Ma non insorge contro le testate nucleari sovietiche – come dire molto reali e molto minacciose – ma contro i missili – eventuali e difensivi – dell’Europa democratica. Un riflesso condizionato che non richiederebbe commenti e semmai fa capire in cosa consista una vera egemonia culturale in questo caso da parte del pacifismo unilaterale. In quel frangente il Cancelliere tedesco, il socialdemocratico Helmut Schmidt – anche lui alle prese con un movimento pacifista – disse di essere pronto a procedere, purché almeno un grande Paese continentale fosse della partita. I riflettori si accesero sull’Italia. E il 6 dicembre 1979 la Camera venne chiamata ad una prima decisione: Giulio Andreotti, sino a pochi mesi prima presidente del Consiglio, casualmente è assente, ma la Camera vota il primo si agli euromissili grazie alla posizione decisiva del Psi, in quel momento fuori dal governo. Le piazze pacifiste, guidate dal Pci di Berlinguer e ben incoraggiate da Mosca, prendono di mira Craxi con le rime Bettino-Benito e in quella fase Craxi paga un prezzo politico perché quello è il primo, rilevante accumulo di odio nel duello a sinistra che proseguirà senza risparmio di colpi, a quel punto reciproci. Ma sul piano dei rapporti internazionali, quella scelta di Craxi ebbe effetti imponenti. Diversi anni dopo il Consigliere alla sicurezza del presidente Clinton, Zbigniew Brzezinski, racconterà che senza la decisione del governo italiano i missili in Europa non ci sarebbero stati e dunque il Psi, disse Brzezinski, era stato un protagonista, piccolo ma determinante, in un momento decisivo della storia mondiale, quello che portò alla fine dell’impero sovietico e della Guerra Fredda.

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