Paese in stallo. Nessuna strategia dal governo in lite su tutto

di Stefano A22moroso

Dopo due anni consecutivi di calo la produzione industriale italiana risale nei primi mesi del 2025, segnando un +3,2% a gennaio, che ha in parte compensato il marcato calo del dicembre 2024 (-2,7%). Questo incoraggiante inizio d’anno, tuttavia, rischia di essere bruscamente interrotto dalla minaccia di pesanti dazi da parte degli Stati Uniti. Se non ci saranno novità clamorose nei prossimi giorni, a partire dal 1° aprile i dazi cominceranno a colpire diversi settori di punta dell’industria italiana: dall’automobilistico ai macchinari industriali, dall’acciaio al vino ed altre produzioni agro industriali. È grande l’imbarazzo del Governo e della premier Meloni, che già s’immaginava a far da ponte tra l’amministrazione Trump e la Commissione europea, ed ora si trova costretta a giocare nelle retrovie una partita complessa che include la pace in Ucraina, il futuro assetto del Medio Oriente ed il commercio internazionale. Perché per Trump, qualora non fosse abbastanza chiaro, tutto si traduce in affari e denaro. Cosa ha da mettere l’Italia sul piatto della bilancia nella partita che determinerà gli assetti di potere e quindi di ricchezza nei prossimi decenni? Sulla carta, non siamo messi male: siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa dopo la Germania, un settore dei servizi e del turismo in ripresa. Sul piano militare, inoltre, possiamo contare su un buon esercito. Cosa impedisce all’Italia, dunque, di pesare sulle scelte internazionali, sia dentro che fuori la Ue? Due aspetti fondamentali a nostro avviso: una maggioranza divisa nella politica internazionale, e la mancanza di coraggio in economia. In politica estera, purtroppo, la maggioranza ha visioni e proposte completamente diverse se non decisamente opposte. Lo dimostra il recente voto delle risoluzioni su Ucraina e riarmo nel Parlamento europeo, che ha visto la maggioranza votare in tutti i modi possibili: la Lega dei “patrioti europei” si è espressa contro, Forza Italia degli “europeisti” a favore, e Fratelli d’Italia si è astenuta. Se si trattasse del vecchio Totocalcio, equivarrebbe ad un ecumenico 1X2. Si dirà che anche l’opposizione ha fatto altrettanto, con l’aggravante che addirittura, sul riarmo europeo, lo stesso Pd si è spaccato tra chi ha votato a favore, e coloro che si sono astenuti. Inoltre, Avs e Cinquestelle sono fortemente contrari al riarmo europeo. La politica estera e della difesa italiana, dunque, al momento sono in alto mare. E l’economia? Anche, purtroppo. Il motivo è che il tasso d’investimenti privati, in questo clima di elevata incertezza, sta crollando, il costo dell’energia resta alto e l’inflazione ricomincia a mordere dopo alcuni mesi di calo. Per impedire all’economia italiana di scivolare in recessione, a cui siamo molto vicini, ci vorrebbero delle scelte nette da parte del Governo: incentivare l’innovazione e la ricerca di nuovi mercati da parte delle imprese italiane, fare delle scelte decisive sul Pnrr e, in previsione dello tsunami economico e finanziario che sta per colpirci, investire sul rafforzamento del welfare. Invece il Governo, complice il ministro dell’economia Giorgetti, rischia di fare scelte deboli e tardive che potrebbero portarci in profonda recessione per diversi anni. In sostanza, un governo senza coraggio, senza voce, senza visione.

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