Operazione Verità

di Giada Fazzalari

Craxi fu il più deciso e il più avversato degli innovatori. Interprete di una stagione nella quale fu operata una vera rivoluzione culturale della vita politica italiana. Protagonista delle migliori tradizioni del riformismo socialista, colui che più di altri riuscì a reinterpretare i valori della patria che la parentesi fascista aveva pregiudicato. Il “craxismo” seppe offrire una alternativa all’immobilismo degli anni che avevano preceduto il governo del Paese a guida socialista. Un protagonista del ‘900 e del socialismo italiano, che ha contribuito a scrivere pagine memorabili in campo sociale, economico, dei diritti, dei quali Craxi fu senza dubbio tra gli ispiratori più intelligenti. Tuttavia, alla vicenda dolorosa di Mani Pulite, che vide l’epilogo nella sua fine in esilio ad Hammamet, seguì un lungo periodo di deserto, tra damnatio memoriae e rappresentazione del discredito della politica; in un certo furore popolare, quello più giustizialista e manettaro, il paradigma di tutti i mali. Un’eredità pesante da manipolare persino per coloro che sono stati e sono i figli naturali: i socialisti nel Psi, dove Craxi fu per tutta la vita. Ma veniamo all’oggi. Le celebrazioni del venticinquesimo anniversario della morte di Bettino Craxi, possono essere considerate una sorta di tornante della storia. Non soltanto del socialismo italiano, ma per la storia stessa del nostro Paese. La sensazione è che il sentimento collettivo, dopo un quarto di secolo, non sia più quello di liquidare quell’esperienza riducendola a malaffare per cancellarne ogni traccia. Tentativo, peraltro, non riuscito. Ma quella di provare a fare i conti con quella storia che fu incubatrice di modernizzazione, novità e vero cambiamento. Una storia che non può in alcun modo coincidere con quella di chi, in casa, conserva busti del duce. Il tentativo, riproposto dalla destra nell’occasione di questo anniversario, di “portare” Craxi a destra è un’operazione che non può riuscire. I socialisti si fanno promotori di una profonda e necessaria operazione verità, per collocare Craxi nell’unico ambito possibile, quello nel quale si collocò lui stesso: “Io sono uno degli uomini più di sinistra che l’Italia abbia avuto degli ultimi decenni”. Prima o poi lo capirà anche quella sinistra che oggi ha il dovere di leggere la storia con la lente della verità.

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