La Pasqua amara del Governo

di Enzo Maraio

Trump li aveva annunciati i dazi, già nella sua campagna elettorale. Soddisfatta dall’aver trovato nel nuovo inquilino della Casa Bianca un leader sovranista determinato, la destra nostrana ci ha messo molto poco ad iscriversi al club dei tifosi. Ma non vi è sovranista che non pensi solo al suo Paese, fregandosene di ciò che succede altrove. E Trump non fa eccezione. I dazi ora sono arrivati ed il governo Meloni fino ad ora ha perso solo tempo, richiamando alla calma e confidando in un’amicizia che oggi appare invece debole e solo di circostanza. Non c’è ancora nessuna misura concreta per aiutare imprese ed aziende italiane. A Palazzo Chigi programmano un incontro che non ha senso in assenza di una strategia politica. Per le aziende e gli imprenditori italiani solo chiacchiere e rassicurazioni fuori luogo mentre le borse affondano. Dati così negativi non si vedevano dal 2008 e forse dovremmo prepararci ad una crisi peggiore di quella: sì perché con il mercato americano sostanzialmente bloccato viene messo in crisi l’intero sistema economico mondiale basato sulla globalizzazione e il libero scambio fra i Paesi. Ciò che preoccupa è che, mentre ad esempio il governo socialista spagnolo ha subito risposto ai dazi di Trump con un pacchetto di quattordici miliardi di aiuti alle imprese, il Governo italiano non sa che fare. Balbetta. È assurdo. Il Governo è diviso, in balia di Salvini per cui i dazi sono opportunità, di Forza Italia che vorrebbe – senza far nulla –una risposta europea e di quelli di Fdi che sono sulla scena come un pugile suonato al decimo round, senza capire cosa succede intorno a loro. La Meloni è in grandi difficoltà. Voleva essere la più grande amica di Trump nel vecchio continente: è insignificante agli occhi del tycoon americano ed è isolata in Europa. Ora si appresta a volare a Washington. Un altro leader occidentale con il cappello in mano davanti al presidente americano? Per portare a casa cosa? Cosa pensa di trovare Giorgia nello Studio Ovale? Quale coniglio dal cilindro di Trump per la Pasqua delle nostre imprese? Ci chiediamo dove siano finiti gli slanci sovranisti, l’inneggiare alla nazione. Un fallimento totale. La politica non è fuga alle feste, non è immobilismo, non è l’attesa di una chiamata. Politica è leggere i fatti, indicare una rotta. La premier, mentre attende lo squillo del telefono a stelle e strisce, osserva impotente la distruzione del tessuto produttivo italiano. Ecco: attende. Ancora una volta.

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