Intervista a Enzo Maraio: «Socialisti protagonisti nel nuovo centrosinistra. Piano casa, sicurezza, diritti e doveri le nuove sfide»

di Daniele Unfer

Si è appena concluso il Congresso del Partito socialista italiano. Una tre giorni intensa, svolta a Napoli, in cui il segretario uscente Enzo Maraio è stato riconfermato alla guida del partito per acclamazione. È il terzo mandato che il partito gli affida. La ricca presenza di ospiti si presta a una doppia lettura: la prima, la centralità che il Psi sta riconquistando nel centrosinistra; la seconda, che questo Congresso è stato un momento importante per l’elaborazione politica, dei temi e delle prospettive. Alle prossime elezioni politiche mancano, se non ci saranno imprevisti o accelerazioni nello scontro all’interno della maggioranza, due anni e mezzo. In politica non è un tempo lunghissimo, ma sufficiente per organizzare un’opposizione che vuole diventare maggioranza. Le alleanze sono fondamentali. Chi parte diviso difficilmente arriva vincitore alla meta e una alleanza si deve costruire su basi solide, non si improvvisa. Il Congresso socialista è stato proprio questo: una occasione per tutto il centrosinistra per confrontarsi e iniziare a ragionare per costruire una base di lavoro. Lo dimostrano le presenze che si sono susseguite nella tre giorni: Elly Schlein, segretaria del Pd, Giuseppe Conte leader del Movimento Cinque Stelle per la prima volta a un congresso socialista, Borghi di Italia Viva, Rosato di Azione, Fratoianni e Bonelli di Avs, Riccardo Magi per Più Europa. “Sono presenze che confermano che ci siamo, che abbiamo le carte in regola per proporci come protagonisti nell’azione della costruzione dell’unità” afferma Maraio con il quale facciamo il punto su quanto emerso dall’assise congressuale.

 

Segretario, come è andato il congresso? È stato detto che ne esce un partito e un centrosinistra più forte?

«Direi proprio di sì. Abbiamo dimostrato di esserci e di essere portatori di idee. Il nostro Congresso è stato capace di esprimere un momento di riflessione alto a cui ha partecipato tutto il centrosinistra. Nessuno escluso. Questo a dimostrazione che il nostro ruolo è centrale per la creazione di un campo nuovo, basato non sui veti di qualcuno ma sulla volontà e capacità di essere inclusivi per allargare e non restringere il nostro orizzonte. Le elezioni si vincono ampliando lo schieramento. Siamo stati nel centrosinistra campioni di autolesionismo, dove ognuno ha pensato, quasi come Nanni Moretti, se si notasse di più se fosse dentro o fuori l’alleanza. Quella è una logica perdente e va superata. Ma per farlo serve un accordo di programma condiviso».

Parliamo del partito…

«Il partito ha dimostrato di esserci, come titola la mozione con cui mi sono candidato alla Segreteria. Il notevole aumento del tesseramento al Partito è il segno della vivacità di cui godiamo e della inversione di rotta di questi anni che ci ripaga del tanto lavoro che ci ha consentito di riportare il simbolo sulla scheda elettorale».

Insomma, i socialisti ci sono.

«Il ‘primum vivere’, antica lezione di Bettino Craxi, è ormai acquisito. Ora, e lo abbiamo dimostrato nel Congresso, è il momento di fare politica. Quella vera. Individuare gli obiettivi e creare le condizioni per realizzarli».

Che vuol dire?

«Vogliamo un centrosinistra unito ed aperto alle istanze riformiste. Per noi l’unità non è inseguire formule ma rilanciare sui temi. Nei nostri lavori abbiamo lanciato dei punti programmatici che possono essere una base di lavoro per tutta la coalizione. È giusto, anzi doveroso, cercare un centrosinistra più ampio possibile, ma va fatto sulle vere questioni stringenti in una società sempre più fragile e sfilacciata. Abbiamo rilanciato le nostre priorità proprio al congresso».

E quali sono segretario?

«I temi che ci dovranno caratterizzare avranno come orizzonte l’Europa e l’europeismo. Il governo è sospeso tra il nazionalismo antieuropeista della destra più estrema, il pericoloso ritorno di Trump sulla scena internazionale con le forti ed evidenti contraddizioni già esplose e la necessità di tenere un piede nell’Unione europea. Un difficile equilibrio che ci rende l’anello debole. Trump non ci aiuta come sostiene Meloni, ci usa per dividere l’Europa e trarre vantaggio strategico. La sua è una mentalità imperialista, per questo vuole trattare solo con chi ha lo stesso approccio: Russia e Cina. Un nuovo asse mondiale, una nuova Yalta che esclude l’Europa. Su queste basi il contesto europeo e l’idea forte di rinsaldare le basi dell’alleanza è fondamentale».

L’attacco a Ventotene va letto in questa chiave?

«Oltre alle grossolane dimenticanze storiche e ai vuoti di memoria nelle citazioni, le parole di Meloni contengono un messaggio di supina sottomissione agli Usa. Anzi a Trump. Se vogliamo parlare del Manifesto di Ventotene, ricordiamo scritto in tempi di oppressione fascista e nazista, vanno ricordati i valori di fondo: euro federalismo, antinazionalismo, Europa sociale. Evidentemente valori che alla destra non piacciono».

Torniamo ai punti…

«In una situazione del genere con l’Italia sospesa in una sorta di limbo, l’esperienza passata degli Stati Uniti d’Europa e finita non per volere nostro, torna come prospettiva politica. Un altro tema fondamentale è la sanità. Meloni ha messo in crisi il comparto nazionale sanitario. In Italia si tagliano gli investimenti, non si assumono i medici. Lavoreremo per la proposta di portare la spesa sanitaria almeno al 10% del Pil e per togliere il numero chiuso alle università di medicina, senza bluff ai danni degli studenti e delle loro famiglie, per tornare ad assumere medici. La sanità deve essere gratuita per chi non ce la fa».

Altri punti del programma?

«Nessuno parla di una grande necessità che è diventata una emergenza. Lanciare per l’Italia un grande piano casa per i giovani e le famiglie. L’Istat racconta che esiste un deficit di case in Italia, ne mancano circa mezzo milione. Il nostro piano prevede il recupero degli attuali alloggi inagibili con mutui con tasso agevolato per i giovani. Poi serve una legge per istituire il salario minimo che esiste in tutta Europa. Inoltre la legge elettorale: dobbiamo condurre, anche in solitaria se serve, una grande battaglia per ripristinare le preferenze con una legge elettorale proporzionale. Una sinistra nuova e moderna è possibile. In questa tre giorni abbiamo dimostrato che non prendiamo lezioni di politica. Lo ripeto: la sinistra del futuro deve vincere il fascino del populismo».

Ma il populismo ormai è carattere dilagante non solo in Italia. Diciamo che esiste una internazionale del populismo…

«Esatto. Invece le partite vanno vinte sui temi perché la povertà non si sconfigge per decreto. Se c’è qualcuno che negli ultimi trent’anni anni ha subito il populismo quelli siamo noi. Se c’è un tema che la sinistra ha colpevolmente lasciato alla destra è quello della sicurezza. Va riportato a sinistra: sicurezza delle imprese e delle famiglie. Muoversi nelle città o in strada in sicurezza è un diritto di tutti. La destra confonde la sicurezza sacrosanta con una sorta di stato di polizia. Le statistiche ci dicono infatti che i reati in questi anni di governo Meloni sono aumentati. La destra ha fatto disastri, ha aumentato le pene e i reati ma il Paese oggi è meno sicuro. Siamo davanti alla solita propaganda. Loro confondono la sicurezza con la limitazione dei diritti, basta pensare alle manganellate agli studenti. Aggiungo un elemento che mi sta a cuore: dobbiamo aprire uno spaccato per gettare un faro sulla tragica vicenda di tanti bambini sotto le bombe delle guerre. Serve una mobilitazione nazionale senza bandiere di partito. Ci stiamo lavorando per organizzarla se possibile nel mese di aprile».

Quindi segretario cosa segna questo Congresso appena concluso?

«Questo Congresso segna la marcia del futuro. Siamo tornati nei più importanti comuni d’Italia. È il punto di partenza di una rivoluzione che dobbiamo portare avanti. Sappiamo che non possiamo vivere di nostalgia. Il centrosinistra ha perso tutti gli ultimi passaggi elettorali, oggi stiamo mettendo le basi per creare le condizioni per una coalizione ampia e plurale. Insomma per battere le destre bisogna cambiare e dire che oltre alla sinistra dei diritti siamo anche la sinistra dei doveri. Con la tessera dedicata a Bettino Craxi abbiamo dato il segno tangibile che non c’è futuro senza storia».

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