di Daniele Unfer
22Il Psi si avvia al Congresso che sarà celebrato a Napoli il 21, 22 e 23 marzo prossimi. Un congresso straordinario con la sola candidatura del segretario uscente Enzo Maraio, al suo terzo mandato. Il Psi è un partito che dimostra la sua vivacità proprio attraverso l’espressione democratica dei Congressi. Un Congresso “straordinario” perché “è straordinario il momento storico che viviamo”. E il centrosinistra, di cui il Psi fa parte, ha il dovere di non farsi trovare impreparato alle tante emergenze del momento. Dalle guerre in corso fino ai nuovi equilibri internazionali all’interno dei quali l’Europa rischia di rimanere emarginata. Compito del centrosinistra è di affrontare in un ambito comunitario, fatto di alleanza e di strategie comuni a livello europeo, le nuove sfide. Ne parliamo con il segretario Enzo Maraio.
Segretario, il Psi si avvia verso il Congresso straordinario. E lo fa nell’anno in cui il partito ha dedicato il tesseramento a Bettino Craxi nel 25esimo della sua scomparsa. Cosa significa?
«Costruire futuro. Significa non solo ricordare un leader che ha portato l’Italia a contare di più nello scenario internazionale ma interrogarsi sulle grandi sfide dell’attualità e dei prossimi tempi scegliendo la via riformista. Craxi, le sue idee e la sua storia appartengono alla sinistra socialista perché la sua visione è stata tale. Rilanceremo temi per proiettarli nel futuro, chiederemo alle forze politiche, in tutto il centrosinistra ed a partire dal Pd, di misurarsi sui fatti partendo dalle riflessioni comuni sulla politica estera e sull’europeismo di Craxi».
La tua è l’unica mozione. Un Congresso che prosegue un lavoro iniziato nel 2019. Perché è stato necessario indire un Congresso straordinario?
«Un congresso straordinario perché è straordinario il momento storico che viviamo. Stretto tra due guerre feroci alle porte e ai confini dell’Europa, minacciato dalle oligarchie, attaccato da una internazionale reazionaria che mette a rischio la democrazia e i valori che avevano animato l’Unione. Il centrosinistra, che deve puntare sui programmi, non dovrà farsi trovare impreparato. Per queste ragioni c’è la necessità di costruire da subito una alternativa. I socialisti hanno preso l’iniziativa e vogliono portarla fino in fondo. Ed aggiungo che è utile convocare l’assise per prepararsi alle prossime regionali. Saranno chiamate al voto Regioni importanti, dobbiamo prenderci il tempo necessario per prepararci al meglio».
Qual è la sfida che i socialisti lanciano in vista dell’assise congressuale?
«Porteremo al Congresso un messaggio chiaro. Il centrosinistra, se vuole tornare ad essere maggioranza nel Paese, deve cambiare ottica e approccio e deve puntare sui contenuti, abbandonare il ‘no’ a prescindere, facendo una opposizione intelligente, dotandosi di una proposta pragmatica e un programma seri. Il Congresso di marzo non è solo un approdo ma una tappa di un percorso ancora lungo che abbiamo intrapreso sei anni fa. Un percorso che passa attraverso un impegno costante di crescita per tornare ad essere presenti con maggiore forza nelle istituzioni a tutti i livelli. Abbiamo messo al centro il nostro simbolo e il nostro nome nelle competizioni elettorali e i risultati stanno arrivando: oggi cresciamo grazie al lavoro costante di amministratori socialisti che lavorano nei territori. La nostra forza. I socialisti intendono ribadire che non esistono società dove ciascuno può aspirare al benessere senza i valori di uguaglianza, giustizia sociale, libertà, democrazia e solidarietà che hanno caratterizzato sin dalla nascita il Partito socialista».
Sono temi dimenticati dalla sinistra?
«Purtroppo diamo per acquisite delle conquiste che non sono più tali. I diritti non sono riconosciuti come dovrebbero. Mi riferisco a quelli per il lavoro, per lo studio, per la salute, per la libertà. Li diamo per scontati, ma non è così. Siamo messi male. Il Governo ha deciso coscientemente di seguire una direzione: quella di dismettere gli investimenti verso tutto ciò che è pubblico per privilegiare il privato. Una scelta che impatta profondamente sulla società, anzi, su una parte di società: quella più debole. Qui il ruolo di tutta la sinistra e con essa dei socialisti diventa fondamentale. Buttare in mare un miliardo di euro nei centri di accoglienza in Albania per pura propaganda, non solo è uno spreco imperdonabile nel momento in cui si taglia praticamente su tutto, dalla scuola alla sanità e alle pensioni, ma è uno scempio politico perché fa capire che questo governo è privo di idee e di vergogna e usa i soldi degli italiani per pagarsi la campagna elettorale. Sarà il congresso con il quale porteremo, poi, il tema sicurezza nel dibattito della sinistra».
Quindi?
«Quindi il punto è che una società senza un forte partito socialista è meno giusta e meno sicura. Le antiche radici del movimento socialista sono tuttora vitali, il Psi non è stato un movimento fugace ma una grande forza politica che ha cambiato l’Italia e che ha ancora molto da dire. Le lotte che sono state combattute non sono andate disperse ma costituiscono per noi lo stimolo per costruire una grande forza politica nella quale il patrimonio storico e politico del socialismo italiano continui a vivere e ad essere utile all’Italia e agli italiani. Il Psi non solo appartiene da sempre alla sinistra italiana ma è il partito che ha creato la sinistra italiana: la solidarietà, il sindacato, lo Stato democratico vengono tutti da lì. Una sinistra non ideologica, capace di parlare al mondo cattolico, capace di essere sintesi fra culture e sensibilità diverse».
E il governo Meloni? Si vanta di aver riportato l’Italia tra i Paesi che contano. Che ne pensi?
«Se così fosse ne saremmo tutti felici. Purtroppo è vero il contrario. Sta dimostrando ogni giorno la sua totale inadeguatezza. Nessuna reale capacità riformatrice o innovativa, nemmeno nelle materie più propagandate o sulle iniziative ritenute prioritarie dalla stessa maggioranza di governo. La cosiddetta “madre di tutte le riforme” quella del premierato, è ferma al palo. Per non parlare dell’autonomia differenziata, nella formulazione scellerata proposta dal governo di destra. Nessuna notizia sulle vere riforme necessarie per i nostri cittadini, in materia di fisco, scuola, sanità, servizi pubblici».
E in politica estera?
«Qui è il vero disastro. Un disastro pericoloso che rischia di isolare il Paese e di lasciarlo da solo in un momento internazionale delicatissimo. Meloni e i suoi non hanno ancora deciso con chi stare. Sull’Ucraina hanno avuto atteggiamenti ondivaghi e contraddittori con il sentire europeo sperando di ottenere un qualche vantaggio dalla loro indeterminatezza. Il problema è che la loro cultura affonda le radici in ambienti non filo-europeisti che si nutrono di un mix pericoloso fatto di nazionalismo e liberismo senza regole. Proprio quello che rappresenta Trump. Ora Meloni sta cercando di salire su quel carro, ma non si è accorta che è proprio Trump che vuole usare i punti deboli dell’Europa per dividerla e marginalizzarla. E ci sta riuscendo. Tutti lo vedono, tranne chi tiene in mano il volante del Paese. Il rischio è duplice: quello di contare sempre meno come Paese in un’Europa messa ai margini da una saldatura internazionale diabolica. Insomma Meloni sta al fianco e sostiene le politiche di chi si appresta a stringere la mano a colui che tutt’ora sta bombardando pesantemente l’Ucraina. A fianco di chi va a proporre uno scambio commerciale che mette l’Europa da parte per fermare una guerra dando inizio a un cambio senza precedenti degli equilibri internazionali in cui convergono anche gli interessi della Cina. Insomma l’Europa, che più di tutti si è fatta carico di sostenere le conseguenze di questa sciagurata guerra, viene deliberatamente esclusa e Meloni ancora non ha deciso con chi stare. Una follia».
Torniamo al centrosinistra segretario…
«In uno scenario di questo tipo è evidente che è assolutamente necessario che il centro- sinistra debba trovare il senso dell’unità tra le opposizioni per così elaborare un progetto di governo coraggioso, unitario ed inclusivo. Per la coalizione di centrosinistra, riteniamo utile e proficuo il dibattito che si sta sviluppando intorno al mondo cattolico: amalgamare nuovamente culture diverse ma accomunate tutte dallo sviluppo progressista, potrebbe essere la strada giusta per offrire una nuova proposta convincente per il governo del Paese. La questione è schiettamente politica, si tratta di favorire un dibattito ampio e senza pregiudiziali, che cerchi di interessare e coinvolgere larghi settori della società, in particolare quelli che da anni hanno smesso di votare rifugiandosi nell’astensionismo. Si tratta di elaborare un progetto di governo credibile e convincente che si ponga come alternativa a tutto campo ad una destra che prima ancora di essere sovranista e autoritaria, è assolutamente inadeguata».
Qui torniamo al ruolo del partito socialista…
«Esattamente. Il Partito Socialista Italiano intende dare il proprio contributo di idee e di iniziative a questo grande progetto di rinnovamento, come, d’altronde ha sempre fatto da oltre centotrent’anni. Intende farlo nella piena consapevolezza della propria appartenenza storica alla sinistra italiana ed europea ma anche in quella della propria autonomia politica. Con questo spirito parteciperemo all’elaborazione di programmi e progetti della coalizione di centrosinistra e forniremo il nostro contributo nelle varie occasioni elettorali, puntando sempre alla presentazione del nostro simbolo sulla scheda elettorale, da solo ove possibile o con altre forze politiche a partire dalle prossime elezioni amministrative e regionali. Il nostro obiettivo resta quello di unire la sinistra contro il peggiore governo della storia repubblicana. In questo quadro è necessario che si crei un luogo di confronto stabile e comune di tutta la coalizione e che si abbandoni, soprattutto da parte del Pd nei territori, quell’atteggiamento di autosufficienza, che spesso ha ostacolato la creazione di una coalizione unita e plurale».