Dal Psi alla nuova sinistra socialista italiana

di Lorenzo Cinquepalmi

Il Partito Socialista Italiano, oggi, per la sua storia e per la potenzialità del suo patrimonio di idee e di uomini, costituisce una preziosa risorsa al servizio del rinnovamento della sinistra italiana. La diversità tra il PSI e le maggiori forze dell’opposizione di centrosinistra potrebbe indurre, e certamente indurrà, osservatori, commentatori, gruppi dirigenti di altri partiti e perfino molti socialisti, a considerare il congresso di Napoli come un fatto interno, quasi un adempimento burocratico. Un errore: sarebbe perdere un’occasione non solo per il partito ma per la sinistra italiana, e per la Politica, quella scritta con l’iniziale maiuscola. Infatti, proprio dalla differenza tra rappresentanza istituzionale e patrimonio di cultura politica nasce la responsabilità di contribuire all’innesco del processo di aggregazione di una nuova sinistra in Italia. I partiti rappresentati in parlamento, per l’effetto delle dinamiche sviluppate negli ultimi trent’anni, sono prigionieri degli egoismi dei loro dirigenti, la cui esistenza è naturale e c’è sempre stata, ma che non trova più un contrappeso e un freno nella forza intrinseca dei partiti, sempre meno organizzati, il cui indirizzo è sempre meno vincolato alla volontà della base dei militanti, una base fatalmente sempre più ristretta. Il dibattito a cui i socialisti possono dare impulso, deve avere come fine una sinistra moderna, di governo, generosa, inclusiva, fortemente coinvolgente i cittadini. Una sinistra con queste caratteristiche in tutta Europa si identifica con una sola parola: socialista. Gli esempi recenti della Spagna, del Portogallo e di tutti gli altri Paesi in cui la guida socialista del governo ha coinciso con periodi di crescita economica e civile. Il metodo con cui aggregare e affermare questa sinistra di nuovo stampo, lo troviamo nelle parole di Rosselli: “il socialismo non si decreta dall’alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura. Ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti. Il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro“. In queste parole c’è tutto quello che occorre per l’affermazione della nuova sinistra italiana e per portare la stessa a pieno titolo in Europa, in quella comunità socialista europea a cui l’Italia, per diverse ragioni, oggi è disorganica, com’è stato reso evidente, da ultimo, con il voto dei parlamentari europei eletti da PD, AVS e M5S. In piedi, allora, socialisti! C’è un lavoro grande e nobile da compiere; un lavoro fatto apposta per la passione, per il cuore e per la cultura dei socialisti. E noi non ci sottrarremo.

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