di Giada Fazzalari
Quella tra Psi e +Europa è una collaborazione politica che dura da tempo. I due partiti hanno condiviso, fianco a fianco, battaglie di libertà anche in passato. Sono stati alleati, oltre che in diverse realtà amministrative locali, anche alle ultime elezioni europee, condividendo il progetto per gli Stati Uniti d’Europa, una suggestione che ora, di fronte al mondo nuovo che ridisegna i confini e che scatena guerre militari e commerciali, è più che mai necessaria. Psi e +Europa, insieme a partiti e movimenti che si riconoscono nei valori di democrazia e libertà, sono ancora insieme, promotori di referendum per dare nuovi diritti a tante persone. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa rieletto al recente congresso, il “governo teme la democrazia” e sul referendum sulla cittadinanza fa propaganda falsa.
Segretario, i prossimi 8 e 9 giugno si terrà, tra gli altri, il referendum sulla cittadinanza. La decisione del governo di accorpare queste date a quelle del voto per i ballottaggi è stata criticata dai promotori.
«Si, avevamo chiesto che il voto sul referendum cittadinanza fosse abbinato al primo turno il 25 e 26 maggio. Un modo subdolo per sfavorire la partecipazione: non solo perché i comuni che andranno al secondo turno saranno meno, ma anche perché sarà il primo weekend dell’estate 2025. Avendo una storia referendaria, negli anni ne abbiamo viste di ogni. Il governo dell’underdog Meloni non è diverso dagli altri. Non vogliono che la gente vada a votare, non vogliono che le persone sappiano che si vota su una questione così importante. Ovviamente con la complicità dei media e della tv pubblica. A questo si aggiunge l’umiliazione che da due anni e mezzo la maggioranza infligge al parlamento: l’ultimo esempio è quello del ddl sicurezza, trasformato d’un colpo in decreto. Chiameremo un referendum anche su questa legge liberticida insieme alle altre opposizioni e associazioni. Su questo, come sul Referendum cittadinanza, contiamo sul fondamentale sostegno del Psi.»
Quindi, in sostanza, sta dicendo che il governo ha paura dei referendum? Fa di tutto per boicottarli?
«Il governo teme la democrazia. Ed è uno dei motivi per cui il referendum cittadinanza è così importante: in un momento in cui nel mondo da più parti ci dicono che la democrazia non serve più, non funziona, non è efficiente e che non è in grado di garantire libertà, i referendum dell’8 e 9 giugno rappresentano un momento particolarmente prezioso proprio per far vivere la democrazia in Italia».
Cosa cambierebbe davvero se passassero le vostre ragioni?
«Se dovesse prevalere il sì, sarebbe un grande passo per riformare una legge vecchia di trent’anni, che non tiene conto della società italiana attuale. Questa semplice modifica, la riduzione da 10 a 5 degli anni di residenza legale nel nostro Paese per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana, segnerebbe una conquista decisiva per la vita di molti cittadini di origine straniera (secondo le stime si tratterebbe di circa due milioni e mezzo di persone) che, in questo Paese, non solo nascono e crescono, ma da anni vi abitano, lavorano e contribuiscono alla sua crescita. Partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, poter votare, poter partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini italiani. Diritti oggi negati».
Cosa vi aspettate?
«Una grande opposizione della destra, che utilizzerà la propaganda falsa che associa sempre le questioni della cittadinanza e dell’immigrazione alla criminalità e alla sicurezza: qui invece si parla di persone legalmente residenti nel nostro Paese, regolari, che lavorano, pagano le tasse, contribuiscono alla vita lavorativa, sociale, culturale ed economica dell’Italia, ragazze e ragazzi che studiano nelle scuole italiane, che si laureano nelle scuole italiane e che, per una folle legge, non possono fare un concorso pubblico».
E da chi sostiene il referendum?
«Ci aspettiamo una grande mobilitazione come è accaduto per la raccolta firme. È una proposta che non riguarda solo i diritti di questi italiani, ma riguarda il futuro stesso del nostro Paese, visto che sarebbe una risposta concreta al problema demografico, non come quella retorica della famiglia tradizionale».
Il momento che viviamo, sul fronte geopolitico, è per alcuni versi inedito. L’Europa riuscirà a parlare ad una sola voce per “difendere” sé stessa dalle nuove e vecchie autocrazie?
«Serve una vera integrazione europea, non questa Europa bloccata da veti di Stati come l’Ungheria che giocano a fare i cavalli di Troia di Putin in Ue. Noi vogliamo una politica estera e una difesa comune: al di là delle risorse, serve una volontà politica. Ecco perché secondo noi su difesa e sicurezza ci si dovrebbe muovere a due velocità: subito una difesa comune con chi ci sta. Non possiamo più restare a guardare come europei».
Trump e dazi: Meloni farà gli interessi dell’Europa o quelli dell’“amico americano”?
«Meloni ha già scelto dove stare: dalla parte di Trump, contro la nostra economia, le nostre aziende e i nostri lavoratori. Crede di essere un ponte con Washington ma in realtà sta trasformando l’Italia in una zattera in balia delle onde dell’oceano Atlantico. Se Meloni non si muove con l’Europa, saremo travolti dal protezionismo americano. È il momento dell’Europa, non del nazionalismo velleitario».
Sul fronte interno: cosa manca al centrosinistra per essere davvero unito per tornare ad essere alternativa a questo governo di destra-destra? I segnali di avvicinamento degli ultimi tempi sembrano positivi.
«Al netto delle distanze in politica estera, spero che i referendum su Cittadinanza e Dl Sicurezza possano essere un terreno comune su cui costruire una vera alternativa».
La storia dei socialisti e quella di coloro che si ispirano ai valori liberali e laici si è incontrata spesso nella storia recente. Ma oggi, cosa significa davvero essere libertari?
«Fino a poco tempo fa essere libertari voleva dire combattere per far fare un salto in avanti ai diritti civili e sociali. Oggi a questa battaglia, va aggiunta quella della difesa dei diritti conquistati e che oggi sono in serio pericolo».