Occupare gli spazi

di Enzo Maraio

Ha destato curiosità la partecipazione del presidente del Consiglio Meloni al congresso di Azione. I congressi fanno parte della vita democratica dei partiti, è giusto svolgerli e in un momento di crisi della rappresentanza diventano veicolo di democrazia. Ma vanno fatte alcune considerazioni politiche. La partecipazione del Governo e delle diverse forze politiche è ‘saggia grammatica’ della Prima Repubblica ma altra cosa è la rinuncia allo spirito critico. Meloni è a capo di uno dei governi più a destra della storia repubblicana. Un governo che non ha fatto i conti con la storia. Un Esecutivo che non ha una linea condivisa sui rapporti con l’America di Trump, sul conflitto in Ucraina, sulla guerra in Medio Oriente e sulle questioni europee. Ma soprattutto un Governo impantanato nelle sue contraddizioni. Ingessato nel suo immobilismo e nella sua incapacità di affrontare le emergenze vere del Paese. Un governo imbattibile nell’arte del galleggiamento e del barcamenarsi tra le proprie incapacità, tanto che la tattica dello scontro quotidiano, come il caso Ventotene, diventa essenziale per distrarre l’attenzione. Non vi è un solo provvedimento partorito da questo governo che sia degno di essere ricordato. Il congresso di Azione, che fonda la propria missione sull’europeismo e che nulla ha a che fare con le pulsioni populistiche di questa maggioranza, avrebbe dovuto dire qualcosa in più in questa direzione ed avrebbe dovuto dare una mano, più forte, a costruire l’alternativa a questa destra. Continuare a barcamenarsi senza indicare in quale parte del campo giocare significa aiutare Giorgia Meloni. Serve invece lavorare alla costruzione di una coalizione, plurale e seria, di centrosinistra. L’esperienza degli anni passati insegna che in Italia non si possono immaginare, almeno con questa legge elettorale, soluzioni terzopoliste. Gli errori sono stati già fatti, non vanno ripetuti. Nella sinistra bisogna superare la logica dei veti, va promosso un lavoro comune su idee e proposte concrete per costruire un’alternativa alle destre. C’è un’area della modernizzazione che va costruita e strutturata. Va occupato uno spazio; viste le decisioni assunte da Calenda, tocca ai socialisti organizzare i primi passi. Il tempo c’è e va utilizzato. È inutile presentarsi divisi, sentire sirene che non esistono, e poi piangere se il centrosinistra non riesce a diventare maggioranza. È qui il nostro obiettivo ed è quello di contribuire alla costruzione di un centrosinistra ampio, plurale, capace di fare sintesi fra diverse sensibilità, capace di vincere e di governare.

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