di Giovanna Miele, Responsabile Politiche di Genere Psi
L’8 marzo dovrebbe essere un momento in cui celebrare con orgoglio le conquiste delle donne, ma la realtà ci dimostra che la strada verso una vera parità è ancora lunga e piena di ostacoli. Ancora oggi assistiamo a gravi manchevolezze, ritardi, a delle vere e proprie ingiustizie e diseguaglianze che le regole e le scelte intraprese esercitano sulla qualità della vita delle donne. Ma non dimentichiamo una cosa fondamentale: le donne hanno sempre lottato e conquistato diritti senza aspettare concessioni “dall’alto”. Se oggi possiamo parlare di parità è grazie alle battaglie di chi ci ha preceduto, alle donne che hanno rotto barriere nella politica, nel lavoro e nella cultura. Dobbiamo valorizzare queste conquiste e difenderle con determinazione. Oggi è fondamentale che noi donne costruiamo insieme un futuro più giusto, più equo. Un futuro in cui l’8 marzo non sia più un giorno di denuncia, ma un giorno di celebrazione vera. Perché i diritti delle donne non sono negoziabili e non possiamo permetterci di fare passi indietro. Dal lavoro alla retribuzione, dalla gestione della casa alla sicurezza personale, le donne continuano a subire disuguaglianze profonde. Ancora oggi guadagnano meno degli uomini pur compiendo lo stesso lavoro. Trovano più difficoltà ad emergere nelle posizioni decisionali e portano per lo più il peso della cura familiare, senza adeguati sostegni. Ma la piaga più drammatica è la violenza di genere: nonostante leggi e provvedimenti attuati, troppe donne continuano a morire per mano di chi dice di amarle. Servono misure concrete, strumenti di prevenzione efficaci ed un cambiamento culturale. Oggi, con il governo Meloni, guidato diciamo finalmente da una donna, rischiamo di mettere paradossalmente in discussione tutto il lavoro fatto. La politica dell’attuale governo non solo non sta facendo passi avanti per una vera parità di genere, ma sta mettendo in discussione alcune conquiste fondamentali. Mentre in campagna elettorale si parlava di sostegno alla natalità e alle famiglie, ben poco nella realtà si è fatto. Vediamo tagli al welfare, politiche che penalizzano la libertà di scelta delle donne, nessuna misura seria per garantire pari opportunità sul lavoro. Il dibattito sulla legge 194, i finanziamenti alle associazioni anti-abortiste, la scarsa attenzione alla sicurezza personale delle donne e l’assenza di politiche efficaci contro la violenza di genere, sono segnali chiari di un governo che, pur guidato da una donna, di fatto sta facendo poco o niente per le donne. Serve un serio cambio di rotta. Non possiamo accontentarci di slogan e celebrazioni vuote. Vogliamo azioni concrete. Vogliamo che i diritti conquistati non vengano messi in discussione e che si lavori per una società davvero equa.