di Enzo Maraio
L’attualità ci impone come europei di lavorare per una Europa più forte che diventi potenza mondiale al pari di Cina, Russia e Usa. Una potenza che sappia dialogare e usare l’arma della diplomazia. L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha ribaltato in Ucraina il ruolo delle parti scambiando gli aggressori con gli aggrediti. L’Europa non deve ripetere l’errore fatto negli ultimi anni di non lavorare mai, nell’ambito delle proprie alleanze internazionali, a una propria proposta negoziale o a una iniziativa indipendente per creare le premesse per la fine del conflitto. Oggi a maggior ragione, in un quadro profondamente e improvvisamente mutato, deve tornare ad essere protagonista sia nella guerra in Ucraina sia in quella geograficamente più vicina a noi, in Medioriente, abbandonando l’atteggiamento di sudditanza e tornando ad essere presente sui tavoli di confronto. La nostra partecipazione al Patto Atlantico è fuori discussione ma il nuovo e improvviso rapporto tra Trump e Putin si basa esclusivamente su potenziali intese commerciali, buttando alle ortiche l’ordine internazionale su cui fino a ieri si basava lo scacchiere internazionale. Putin non rinuncerà mai ai vantaggi di un rapporto privilegiato con la Cina, ma ora che i russi si sono rivelati militarmente molto meno preparati di quanto si pensasse, gli Stati Uniti cercano di staccarli proprio dall’abbraccio con il Dragone. L’Europa resta in mezzo al guado con il rischio che l’oceano che conta non sarà più l’Atlantico ma il Pacifico, quello che lega Usa, Cina e poi a cascata la Russia. L’Europa ha lo stesso numero di abitanti degli Usa, ha il terzo Pil mondiale, ma non riesce ad esprimersi unitariamente deprimendo così la propria potenzialità. Una pace deve essere duratura e giusta all’interno di un compromesso strategico, perché è ovvio che senza gli Stati Uniti la pace non potrà mai essere raggiunta. È quindi necessario fare i conti con tutti gli attori in gioco, Russia e Cina compresi. A due anni dall’invasione russa in Ucraina, dopo che con l’incontro alla casa Bianca si è segnata una delle pagine più buie della diplomazia mondiale, l’Europa deve riconquistare il suo ruolo di portatrice di pace ed è necessario farlo attraverso un piano di difesa comune, che però non tolga fondi allo sviluppo e alla coesione fra i Paesi. Impensabile usare questi fondi per finanziare il riarmo degli Stati membri perché quelle risorse servono per la sanità pubblica e la scuola, per la salute e la formazione.