Trump a braccetto con Putin, mentre l’Europa è debole

di Alessandro Silvestri

Domanda: fanno più danno all’Europa Trump e Putin, oppure i profeti di sventure interni, pronti a sostenere tutte le varie teorie sul declino prima dell’Occidente e ultimamente della Ue? L’alternativa la dovremmo conoscere ormai tutti nel Vecchio Continente. Eppure, nonostante i pericoli si siano palesati prima da Est e ora con l’elezione di Trump, anche da Ovest, siamo ancora impantanati nella pratica unanimista, che non può essere più percorribile, data anche la forte accelerazione che stanno subendo gli scenari geopolitici. Lo dimostra plasticamente il ruolo nelle trattative con Putin per arrivare alla cessazione del conflitto in Ucraina, dove tanto Kiev che Bruxelles, sono tenuti a debita distanza. – Sono affari nostri, miei e dell’amico Vladimir – il messaggio lanciato in buona sostanza dal presidente americano, a tutti gli altri. Atteggiamento che ha spinto Macron ad organizzare il vertice tenutosi a Parigi il 17 febbraio. La Meloni dal canto suo ha fatto il possibile per tenere una equidistanza impossibile tra l’essere amica di Musk e di Trump, ma anche player di peso in Europa e ancora (?) amica della von der Leyen. Ma a palazzo Chigi è ormai abitudine giocare su tutte le ruote. Si vedranno più avanti i risultati. A latere dell’altro vertice, quello di Riad tra Russia e Stati Uniti, Trump ha già fatto sapere che pretende come contropartita 500 miliardi di dollari in terre rare dall’Ucraina come rimborso per gli aiuti forniti “quasi” disinteressatamente a Kiev. Intanto quel sornione di Putin, irritato ultimamente dalle uscite di Mattarella, Draghi e pure di Marina Berlusconi (un inedito tridente d’attacco tutto tricolore) sta ammassando truppe in Bielorussia. A proposito di Mattarella che da dopo il discorso tenuto il 5 febbraio all’Università di Aix-Marseille, dove ha paragonato Putin al Terzo Reich, è divenuto oggetto di ripetuti attacchi da parte del governo russo. “Gliela faremo pagare” ha sbraitato in sostanza Maria Zakharova, portavoce del ministero della difesa. “Sono stati gli italiani a venire in Russia con i nazisti ad uccidere i nostri padri e i nostri nonni”. Chissà se Salvini l’ha capita questa. Non è certo semplice trattare con chi non è capace di archiviare fatti che ormai appartengono alla storia e non dovrebbero riguardare la politica. Ma questi sono i soggetti in campo. In un passaggio, Mattarella ha posto l’interrogativo dirimente: “L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?”. Concetti che come tenore e qualità, sono stati ribaditi il 18 febbraio da Mario Draghi a Bruxelles, sollecitando le istituzioni comunitarie e i singoli stati, ad affrettarsi ed iniziare il prima possibile ad agire come un solo stato: “la risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce”. Sul fronte interno si è registrata anche la corposa intervista “politica” di Marina Berlusconi, rilasciata a “Il Foglio” il 17 febbraio. Intervento affatto risibile, come quelli che ci propina da tempo la politica italiana, anche dell’opposizione, dove a tutto campo la figlia di Silvio, dimostra grande attenzione e capacità di analisi sulle questioni interne e internazionali. Una sorta di avviso ai naviganti, puntando l’attenzione anche sul fenomeno degli antioccidentali di casa nostra, Europa inclusa: “Una dinamica preoccupante, nella quale anche i conservatori tradizionali vengono travolti dalle posizioni più reazionarie”. Insomma, se è vero che il ritorno di Donald Trump, allergico com’è alle soluzioni diplomatiche, tende a spazzare via definitivamente gli equilibri raggiunti dalle istituzioni internazionali del dopo Yalta, e mostra la volontà di voler ritornare esclusivamente ai rapporti bilaterali con chiunque, in funzione del suo disegno neo-imperialista; è altresì chiaro che non tutti in Europa sono disposti a ritornare al mondo novecentesco degli stati satelliti, come Giorgia Meloni ha dimostrato negli ultimi mesi di voler secondare, accodandosi acriticamente alla corte trumpiana con la smania di accreditarsi come interlocutrice privilegiata in Europa. Senza contare la tendenza bipolarista di quelli che nel suo governo stanno apertamente (anche) dalla parte di Putin.

Ti potrebbero interessare