di Nautilus
Il discorso di Marsiglia del Presidente della Repubblica sulla natura imperialista della Russia di Putin ha suscitato reazioni molto accese da parte di Mosca e tutto sommato anche comprensibili. L’accostamento, largamente argomentato, da parte di Sergio Mattarella, dell’aggressività putiniana a quella hitleriana non poteva lasciare indifferente la leadership russa che ha risposto da par suo: con le insolenze. Ma il Capo dello Stato, in precedenza, aveva a più riprese messo in guardia anche dai pericoli dello strapotere dei giganti del web, a cominciare da Elon Musk. Esternazioni di notevole forza, considerando che Mattarella è un Capo di Stato e non di governo e potente è anche il senso che le accomuna: la messa in guardia dallo strapotere, ovunque e dovunque si manifesti. Un tempo questo strapotere si chiamava imperialismo e in Europa quasi tutti ne hanno sempre osteggiato soltanto una parte. Di volta in volta un imperialismo, quasi mai tutti e due assieme. Quasi tutti. Ma non Bettino Craxi. Non c’è bisogno di ricorrere ad una apologetica acritica, ricordando che il suo governo fu decisivo nello schierare gli euromissili contro quelli che in precedenza aveva dispiegato l’Urss ma poi lo stesso Craxi non ebbe scrupoli, nella famosa notte di Sigonella, a far circondare i soldati americani con i nostri carabinieri, onde bloccare un’azione di pirateria aerea da parte Usa. Allora il mondo era diviso in due dalla guerra fredda: da una parte l’impero americano, quasi ovunque caratterizzato da sistemi democratici, dall’altro il sistema sovietico, segnato da regimi autoritari. Ognuno, a “casa” propria faceva come gli pareva (vedi Cile e Ungheria), ma finita la guerra fredda tre anni fa la dottrina è cambiata: la vicenda dell’Ucraina ha dimostrato il carattere aggressivo della nuova Russia. Ora l’America di Trump se ne frega dell’imperialismo russo e dimostra disprezzo per la cultura europea e anche per il milione di morti e feriti in Ucraina. L’Italia può essere orgogliosa: ieri Craxi e oggi Mattarella, hanno fatto capire al mondo che l’imperialismo non è un destino al quale i migliori italiani siano disposti ad inchinarsi.